Indagine sotto copertura negli allevamenti di cincillà in Romania. Denunciati gravi problemi di benessere animale.

Grazie alle immagini raccolte da HSI/Europe, la Romania potrebbe diventare il ventesimo Paese europeo a vietare l’allevamento di animali da pelliccia.
Allevamenti di cincillà in Romania
HSI/Romanian Chinchilla Farm Investigation
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Humane Society International/Europe chiede alla Romania di introdurre un divieto nazionale di allevamento di animali da pelliccia. La richiesta formale al Primo Ministro rumeno, Nicolae Ciucă, è stata avanzata dopo la consegna del dossier con le informazioni raccolte durante quella che è stata la prima inchiesta mai realizzata sugli allevamenti di cincillà in Romania.

Le condizioni dei cincillà in allevamento

Le riprese, effettuate sotto copertura dagli investigatori di HSI/Europe, mostrano i cincillà confinati in piccole gabbie metalliche, poste l’una sull’altra in locali privi di finestre. Sono evidenti le condizioni igieniche precarie e i cumuli di escrementi sul pavimento. Nei filmati ci sono cuccioli di cincillà che camminano con difficoltà sul filo metallico delle gabbie, scivolando attraverso le maglie, ed esemplari adulti che rosicchiano freneticamente le sbarre. Gli allevamenti sono dislocati in locali o addirittura seminterrati di edifici, in aree anche residenziali, e gli animali sopportano un’esistenza di privazione, lontana dalle cinque libertà fondamentali del benessere animale e dai requisiti della Direttiva 98/58/CE.
Ci sono anche dubbi sui metodi utilizzati per uccidere i cincillà, infatti alcuni allevatori hanno dichiarato all’investigatore di HSI di praticare la rottura del collo, una procedimento che non rientra tra i metodi di uccisione autorizzati. Un allevatore ha mostrato all’investigatore la sua camera a gas fatta in casa con una pentola a pressione, mentre un altro ha esibito carcasse di cincillà conservate in un congelatore.

Credits: HSI

Il parere del veterinario

Le immagini raccolte e pubblicate nel settembre scorso, sono state commentate da Alastair MacMillan, consulente veterinario. Il medico ha dichiarato: «Gli allevamenti intensivi in cui questi cincillà sono costretti a vivere, ammassati uno sull’altro, non soddisfano quasi nessuna delle misure fondate sul principio riconosciuto internazionalmente delle cinque libertà del benessere animale. I cincillà sono animali naturalmente molto socievoli ma in questi allevamenti sono tenuti in gabbie individuali. Hanno un forte desiderio di correre, saltare, scavare, cercare cibo e fare i bagni di sabbia. Nelle loro minuscole gabbie, prive di arricchimento, non possono esprimere questi comportamenti naturali in misura significativa, provocando loro frustrazione e disagio psicologico. Dover poggiare su reti metalliche causa dolore e lesioni alle loro delicate zampe e rappresenta chiaramente una sfida fisica per i piccoli. La dislocazione cervicale, cioè la rottura del collo dell’animale, è un metodo assolutamente inadatto per uccidere i cincillà. Se questo metodo è quello di routine, come ammettono alcuni allevatori, rappresenta sicuramente per molti una fine orribile di una vita miserabile».

Le gabbie non sono compatibili con il benessere di cincillà, volpi, visoni e tutti gli altri animali sfruttati per la loro pelliccia. Tutti animali selvatici che, come ha spiegato ad ALI Enrico Moriconi, medico veterinario e consulente di etologia e benessere animale, hanno esigenze molto diverse da quelle che possono soddisfare spazi angusti, sporchi e privi di qualsiasi stimolo.

Chiediamo un’Europa senza pellicce

L’analisi di HSI/Europe indica, inoltre, che un divieto di allevamento di animali da pelliccia in Romania avrebbe un impatto economico minimo poiché l’industria è in notevole declino. È tempo di mettere al bando l’allevamento e la vendita di pellicce: in Romania è stata avanzata una proposta di legge per vietare l’allevamento di visoni e cincillà nel paese. Anche l’Italia e l’intera Europa dovrebbero agire, come spiega Martina Pluda, direttrice per l’Italia di HSI/Europe: «Secondo i dati commerciali più recenti, tra il 2020 e il 2021, l’Italia ha importato dalla Romania pellicce grezze, conciate e articoli di abbigliamento e accessori di pellicceria per un valore combinato di oltre 1.200.000 euro. Finché l’Italia continuerà a importare pellicce da paesi come la Romania, continueremo a essere complici della sofferenza di questi animali. L’investigazione di HSI/Europe e questi dati sottolineano non solo la necessità per la Romania di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia, ma anche per l’intera Unione Europea di fare un passo avanti imponendo un divieto di commercio e importazione di prodotti di pellicceria».

Puoi aiutarci a condurre l’Europa verso il cambiamento, partecipando all’iniziativa dei cittadini europei Fur Free Europe. Con un milione di firme, la nostra richiesta di vietare gli allevamenti di pellicce e la vendita di prodotti che le contengono arriverà alla Commissione Europea. La tua firma è preziosa!

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