Contro la censura delle proteine vegetali: la nostra lettera alla Commissione Agricoltura

Le associazioni che rappresentano aziende, consumatori e cittadini chiedono di essere ascoltate dalla Camera dei deputati a riguardo della proposta di legge che chiede di vietare, per i prodotti a base vegetale, l’utilizzo di nomi tipici di prodotti d’origine animale.
Pixabay/Alexa
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Burger di tofu, cotolette di tempeh, salsicce di seitan. La proposta di legge n. 746 del 29 dicembre 2022, Disposizioni in materia di denominazione dei prodotti alimentari contenenti proteine vegetali, chiede di vietare l’utilizzo di denominazioni riconducibili a prodotti di origine animale per alimenti vegetali. Ben 34 associazioni della società civile europea e realtà, che rappresentano consumatori e aziende impegnate nella produzione di proteine a base vegetale, scrivono oggi una lettera — promossa da Essere Animali e sostenuta dalla European Alliance for Plant-based Foods — indirizzata alla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, per chiedere di poter discutere insieme le criticità della proposta di legge.

Una richiesta che denota poca attenzione verso i consumatori

I consumatori sono sempre più consapevoli e la domanda crescente di prodotti a base vegetale riflette gli aspetti etici, ambientali e sanitari a cui i cittadini stanno prestando sempre più attenzione.
Utilizzare sulle confezioni le denominazioni attuali, specificando che si tratta di prodotti vegetali, è un modo per dare un’idea immediata dell’utilizzo e del sapore dell’alimento. Questa affermazione è confermata da un sondaggio pubblicato nel 2020 da BEUC (Bureau Européen des Unions de ConsommateursThe European Consumer Organization) che mostra come l’88% degli italiani si sia espresso a favore dell’utilizzo di questi termini.
È necessario specificare anche che il cittadino che sceglie un prodotto vegetale, lo fa generalmente sapendo che tra alimenti diversi ci sono differenze in termini di principi nutritivi — come tra l’altro in un prodotto simile, se realizzato con diverse tipologie di carne — e spesso sceglie un’alternativa a base di proteine vegetali perché desidera un alimento di qualità e composizione nutrizionale differente.

Un passo indietro rispetto alla strategia Farm to Fork

La Commissione europea, con la strategia Farm to Fork, e le Nazioni Unite hanno evidenziato più volte il ruolo fondamentale delle proteine a base vegetale in una dieta sostenibile, volta a contrastare la crisi climatica. La proposta di legge n. 746 si posiziona sulla scia di precedenti tentativi perseguiti dalle autorità di regolamentazione e dall’industria agroalimentare di altri Paesi — tra cui Francia, Belgio e Repubblica Ceca — di limitare l’etichettatura di alimenti vegetali con denominazioni che richiamino la carne e i prodotti lattiero-caseari. Nell’Unione europea una proposta simile è già fallita, dopo che il Parlamento europeo ha rigettato nel 2020 due iniziative che proponevano di introdurre ulteriori restrizioni per le bevande vegetali alternative al latte. È chiaro che in Europa non si vuole porre censura su questi prodotti e, con questa legge, l’Italia andrebbe contro la tendenza e le indicazioni delle istituzioni europee.

Censura delle proteine vegetali: una proposta costruita sulla paura

Paola Sobbrio, responsabile ricerca proteine alternative e sperimentazione animale di ALI, commenta così la proposta di legge: «Non si è fatta attendere né lascia sorpresi la proposta di legge 746 che mira a scoraggiare il consumatore nell’acquisto di alternative vegetali alla carne e ai salumi, mettendo in atto una strategia ben nota nel campo dei prodotti alternativi all’uso degli animali, ossia il divieto di adoperare, per le alternative, le denominazioni di prodotti che derivano da animali». Parte del testo della proposta sembra richiamare la campagna contro il cibo sintetico condotta alcuni mesi fa da Coldiretti. Sobbrio illustra: «È decisamente spiazzante leggere il richiamo al cibo sintetico in modo da far leva su paure e rischi attualmente non documentati da nessuna pubblicazione scientifica. Ma vi è di più: la proposta di legge si riferisce a prodotti già presenti sul mercato e ad oggi non esiste nessuna commercializzazione di cibo sintetico in Italia e neanche in Europa.
Tutte le alternative presenti sul mercato sono prodotte a partire da ingredienti vegetali e con l’aggiunta di additivi e aromi utilizzati in primis proprio dall’industria alimentare di prodotti di origine animale, come i salumi. Il mondo è cambiato, i consumatori sono molto più attenti e hanno il diritto di essere informati correttamente senza che venga mistificata la realtà, soprattutto se questo viene fatto dai rappresentanti delle istituzioni. È certamente importante che, da parte di quest’ultime, si apra un confronto pubblico su questi temi ed è fondamentale che questo sia fondato su basi scientifiche».

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