Verso una migliore protezione dei crostacei decapodi in Italia

Parte la nostra campagna per ottenere leggi che tutelino questi animali nel nostro Paese.
Aragosta in acquario
Russian Labo/iStock
Picture of Alessia Colaianni

Alessia Colaianni

Giornalista e divulgatrice scientifica
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In Italia è necessario migliorare il benessere dei crostacei decapodi (gamberi di fiume, granchi, aragoste, gamberetti e gamberi) utilizzati nell’industria alimentare. Dopo aver svolto un’analisi preliminare interna che ha evidenziato l’assenza di norme sul benessere di questi animali, ALI ha deciso di perseguire questo obiettivo che, proprio in questo periodo dell’anno, si mostra nella sua urgenza vista la vendita e l’ingente presenza di aragoste, astici, gamberi e altri crostacei sulle tavole degli italiani. Siamo orgogliosi di annunciare le finalità della nostra nuova campagna e la partnership con Crustacean Compassion, l’organizzazione no profit britannica che si dedica da anni al raggiungimento di standard di benessere per questi animali.

Anche i crostacei decapodi soffrono

Non molto tempo fa, su alcuni giornali, è comparsa una storia che il pubblico ha trovato curiosa: un gambero di fiume che si spostava da solo tra le strade di Bari, in Puglia. Al di là della nota di colore data all’articolo, la notizia ha contribuito a far conoscere meglio una delle specie di crostacei venduta a scopo alimentare e a richiamare l’attenzione su quel gambero: non solo un cibo, bensì un animale in grado di allontanarsi dal luogo di vendita e consumo. Chi ha assistito alla scena si è chiesto se stesse scappando da un destino già scritto. Fuggiva dalla morte? Dal dolore? I crostacei soffrono? Un lungo e dibattuto iter scientifico ha dimostrato che i crostacei decapodi sono in grado di sentire dolore e distress, e il report “Review of the Evidence of Sentience in Cephalopod Molluscs and Decapod Crustaceans”, commissionato dal governo del Regno Unito e realizzato dalla London School of Economics and Political Science, conferma che questi animali sono senzienti.
Quindi, per quanto riguarda il comparto alimentare, andrebbe risparmiato loro qualsiasi trattamento che potrebbe provocare sofferenza: la bollitura da vivi, la conservazione su ghiaccio, il raffreddamento in frigo o freezer prima della bollitura da vivi, l’annegamento in acqua dolce e il taglio e lo smembramento da vivi.

La situazione europea e italiana

Mentre per mammiferi e uccelli allevati esiste una maggiore attenzione normativa — oltre che una più evidente sensibilità dei cittadini/consumatori — verso il loro benessere, gli abitanti del mare non godono delle stesse attenzioni. Se per i pesci recentemente è stato previsto l’inserimento nella legislazione per il benessere animali e i cefalopodi sono già inclusi nella Direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici, per quanto riguarda i crostacei non sono presenti disposizioni specifiche nella legislazione UE.
Tra gli Stati europei esistono disomogeneità sulle norme che proteggono i crostacei decapodi. Alcuni esempi virtuosi nel mondo sono:

  • Austria — la legge austriaca sul benessere degli animali del 2004 tutela i crostacei su scala nazionale con linee guida per l’allevamento. I crostacei devono essere storditi prima della soppressione;
  • Norvegia — la legge norvegese del 2010 fornisce protezione legale per i crostacei decapodi, nelle fasi di uccisione, confinamento e trasporto;
  • Svizzera — i crostacei decapodi sono protetti da un’ordinanza sul benessere animale del 2008. A partire da marzo 2018, i crostacei decapodi devono essere storditi prima della macellazione in Svizzera. Sono tutelati anche nella fase di trasporto, con il requisito che obbliga a tenerli in un ambiente naturale, rendendo illegale il loro mantenimento sul ghiaccio o in acqua ghiacciata quando sono ancora vivi.

In Italia i regolamenti variano di comune in comune: lo studio “Analysis of provincial and municipal regulations governing crustacean welfare in Italy”, pubblicato nel 2017 su “Italian Journal of Food Safety”, riporta che solo 62 comuni su 110 capoluoghi di provincia avevano pubblicato sul sito ufficiale il proprio regolamento sul benessere animale e solo 11 possedevano regole specifiche per i crostacei decapodi. In ogni caso, si tratta di norme non uniformi, che prendono in considerazione aspetti diversi e in modo parziale.
Nello stesso 2017, in Italia, la Corte suprema di cassazione si è pronunciata confermando che la detenzione di crostacei vivi sul ghiaccio, all’interno di cella frigorifera e con le chele legate, sia incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze, al punto tale da potersi configurare il reato di cui all’articolo 727 c.p. punito con l’arresto fino a un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Dalla parte dei crostacei

Firma la petizione per chiedere tutele adeguate per i crostacei decapodi in Italia

Gli obiettivi di ALI

Gli obiettivi che ALI intende raggiungere nei prossimi mesi, anche grazie alla partnership con Crustacean Compassion, saranno:

  • sensibilizzare l’opinione pubblica sulla natura senziente dei crostacei e sulle principali aree di interesse all’interno della catena alimentare;
  • accrescere la consapevolezza sulle prove del loro essere senzienti attraverso la diffusione e il consolidamento delle review scientifiche;
  • coinvolgere ricercatori, produttori, distributori, rivenditori di prodotti ittici e ristoranti per garantire che la tutela dei crostacei decapodi sia considerata in modo adeguato;
  • collaborare con gli stakeholder e con la comunità scientifica per il miglioramento del benessere dei crostacei, portando questo tema nella discussione pubblica e politica.

Il nostro viaggio verso leggi che tutelino questi animali è appena iniziato. Continuate a seguirci per conoscerne le tappe ed essere aggiornati su tutte le novità.

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