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La scienza, la bioetica, la normativa europea e quella di diversi ordinamenti nazionali riconoscono da anni la speciale natura degli animali non umani come esseri senzienti. L’articolo 9 della nostra Costituzione delega al legislatore di individuare i modi e le forme di tutela degli animali. È urgente attuare questa disposizione, ripensando la normativa ad oggi non più adeguata, riconoscendo pienamente che gli animali sono esseri senzienti, non oggetti.
Chiediamo il completamento della riforma del codice civile, adeguando le norme in tema di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, disciplinando l’affido dell’animale in caso di separazione e introducendo una specifica disciplina nell’ambito delle successioni.
Chiediamo un’efficace revisione del codice penale, che riconosca gli animali come vittime, inasprendo le sanzioni e assicurandone l’effettiva applicazione, limitando la possibilità che gli autori dei maltrattamenti restino impuniti
Chiediamo l’istituzione di un garante nazionale dei diritti degli animali, in grado di favorire il coordinamento dell’azione di governo e di vigilare sull’applicazione della normativa nazionale ed europea a tutela degli animali.
Chiediamo che il Governo dia attuazione alla delega ricevuta dal Parlamento per garantire il graduale superamento dell’utilizzo nei circhi entro aprile 2022.
Chiediamo, infine, il riconoscimento dei rifugi per animali salvati, ad oggi erroneamente equiparati dalla legge agli allevamenti di animali utilizzati a scopo di produzione alimentare.
Ad oggi gli animali sono considerati “oggetti” dalla legge italiana. Questo significa che, ad esempio:
Eppure gli animali sono in grado di percepire e reagire al loro ambiente, e di provare emozioni come il dolore, la paura, la felicità e la tristezza. Essi possiedono una forma di coscienza, cioè la capacità di percepire il loro ambiente e di reagire ad esso in modo appropriato e hanno bisogni fisiologici e comportamentali che devono essere soddisfatti per garantire il loro benessere.
Gli animali sono già riconosciuti come “esseri senzienti” dall’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, tuttavia questa norma si è dimostrata insufficiente per incidere in modo innovativo sull’ordinamento giuridico nazionale.
L’attuazione della tutela degli animali prevista dal nuovo articolo 9 della Costituzione richiede quindi innanzitutto che gli animali vengano finalmente riconosciuti come esseri senzienti all’interno del codice civile, superando la classificazione risalente al diritto romano che li considera come semplici beni di proprietà.
Sono passati oltre 10 anni dal 7 luglio 2012, data in cui fu siglata la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza: un gruppo di autorevoli neuroscienziati affermarono che gli esseri umani non sono i soli ad avere basi neurologiche che generano coscienza. Tra gli animali non umani vi sono anche mammiferi, uccelli e altre creature, quali i polpi.
Non possiamo ignorare le prove scientifiche raccolte sino a oggi, testimonianza del fatto che gli animali hanno la capacità di sentire piacere, dolore o di esibire comportamenti intenzionali.
La Dichiarazione di Montréal, diffusa a ottobre di quest’anno e firmata da più di 450 esperti internazionali di filosofia e bioetica, proclama l’ingiustizia fondamentale dello sfruttamento degli animali.
I ricercatori nel campo della filosofia morale e politica hanno apertamente condannato le pratiche che comportano il trattamento degli animali come oggetti o merci. Eppure sono ancora tali per il codice civile italiano.
Gli animali sono oramai considerati membri della famiglia, poiché condividono la vita quotidiana con noi e ci offrono amore e compagnia incondizionati.
Secondo l’ultima stima di Assalco, l’associazione di categoria dei produttori di petfood, in Italia sarebbero presenti poco meno di 65 milioni di animali da compagnia, un numero superiore a quello della popolazione umana residente.
Si tratta di un fenomeno che non è più possibile ignorare. La politica fino a oggi ha compiuto interventi soltanto parziali. Dal 2016 i regolamenti condominiali non possono vietare la detenzione di animali ed è stata prevista l’impignorabilità di animali domestici. Si tratta di un primo passo nella direzione giusta ma ancora non basta: ci sono altre esigenze avvertite da coloro che vivono con cani, gatti e altri animali che richiedono interventi urgenti.
Nel corso degli ultimi decenni, ben sei Paesi europei hanno modificato il loro codice civile, stabilendo che gli animali non sono oggetti o indicando che sono esseri senzienti: sono Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Repubblica Ceca e Paesi Bassi.
Germania, Austria e Svizzera hanno rivisto sia la propria Costituzione che il Codice civile. L’Italia, insieme al Lussemburgo, invece hanno introdotto disposizioni di tutela in Costituzione, imponendo al legislatore di disciplinarne i modi e le forme.
Nel nostro Codice civile gli animali sono considerati ancora come “beni mobili”, assimilati a oggetti inanimati, nonostante siano a tutti gli effetti membri delle nostre famiglie, ai quali vogliamo bene e con i quali condividiamo la nostra vita. Nel corso delle ultime legislature sono state presentate delle proposte di legge che miravano a introdurre una disciplina analoga a quella vigente nei nostri vicini europee, tuttavia non sono mai state discusse dalle Camere.
Occorre innanzitutto prevedere un regime di affido dell’animale da affezione in caso di crisi di coppia, considerando sia gli interessi di coloro che hanno a cuore l’animale, sia gli interessi etologici dell’animale stesso, a prescindere dal titolo di proprietà. Uno dei due coniugi o dei figli potrebbe infatti aver sviluppato un legame più forte con l’animale, pur non essendo formalmente proprietario dello stesso (ad es. il padre acquista e intesta il cane, che però viene accudito principalmente dalla moglie e dai figli).
Attualmente i giudici non hanno il potere di decidere l’affidamento degli animali in caso di separazione giudiziale: questo produce ingiustizie evidenti, con effetti devastanti sulle persone coinvolte e sugli stessi animali, che diventano loro malgrado strumenti per produrre ricatti, mortificazioni e sofferenza per l’altro coniuge e per i figli.
Per spezzare tutto questo è necessario che i giudici possano stabilire l’affidamento dell’animale, come avviene per i figli, introducendo una disciplina che nelle decisioni sul futuro degli animali in caso di separazione consenta al giudice di tenere conto dell’interesse dei coniugi e della prole, nonché del benessere dell’animale stesso, a prescindere dal titolo astratto di proprietà.
La perdita di un animale d’affezione può essere vissuta come la perdita di un membro della famiglia e causare un grande dolore alle persone che lo hanno accudito. Se la causa è dovuta a un errore o disattenzione altrui, come nelle frequenti ipotesi di aggressioni da parte di altri cani, le attuali regole non consentono di compensare la sofferenza attribuendo un valore economico al dolore. Poiché gli animali sono equiparati agli oggetti inanimati, il risarcimento resta infatti ancorato alla logica del valore economico dell’animale. Questo parametro non soltanto non include il dolore del proprietario ma spesso si traduce in una assenza di risarcimento, non essendo possibile attribuire un valore economico ad animali meticci o di razza anziani.
Alcuni giudici hanno ovviato a questo inconveniente prevedendo la risarcibilità del danno da perdita dell’animale d’affezione ma si tratta di una costruzione giurisprudenziale, che non si basa sulle norme attuali ma sulla “buona volontà” di singoli giudici, che rendendosi conto dell’assenza di tutela per i cittadini, hanno cercato di trovare una soluzione. L’assenza di una norma specifica però mina la certezza del diritto e si traduce in una incognita per i cittadini, poiché ogni giudice è libero di accogliere o meno la domanda di risarcimento.
Occorre intervenire in materia successoria, disciplinando i lasciti in favore di animali e prevedere delle norme per garantire ai nostri compagni di vita una vita dignitosa anche a seguito della nostra morte. Quando accogliamo un cane o un gatto, vogliamo essere certi di poter garantire il suo benessere anche quando non ci saremo più. La legge ignora completamente questa esigenza e l’attuale disciplina successoria non prevede soluzioni idonee ad assicurare che questo risultato possa essere raggiunto in modo pieno e sicuro.
Non essendo prevista la possibilità di nominare eredi degli animali, nella prassi si assegnano gli animali a titolo di legato a un’associazione di volontariato, insieme a una somma di denaro per provvedere al loro accudimento o un bene immobile, dando disposizioni e dettando condizioni per il sostentamento dell’animale fino alla fine dei suoi giorni. Per verificare il rispetto di queste prescrizioni, è possibile nominare un esecutore testamentario.
Questa soluzione però si scontra innanzitutto con la difficoltà del sistema successorio e implica la necessità di rivolgersi a un notaio, che verificherà anche i limiti del testatore onde evitare la lesione della quota di legittima. Si tratta di una strada che, anche per motivi economici, viene scelta da pochi proprietari di animali.
Chiediamo quindi una norma che stabilisca che il testatore possa disporre liberamente di una percentuale del suo patrimonio per il mantenimento degli animali, senza che questo costituisca una lesione della quota di legittima indisponibile. In questo modo, chiunque potrebbe essere sicuro di riuscire a garantire il futuro dei propri amici a quattro zampe, predisponendo un semplice testamento olografo.
La richiesta descritta in questa pagina è solo una delle cinque che costituiscono la campagna “Esseri senzienti, non oggetti”. L’intero progetto mira ad aggiornare le leggi italiane riguardanti la tutela degli animali, rendendo concreta la riforma dell’articolo 9 della Costituzione nella parte in cui prevede che «La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
Innovare l’ordinamento giuridico affinché tenga il passo con i cambiamenti culturali e sociali, anche per quanto riguarda il rispetto che dobbiamo agli animali, non è solo una possibilità: è un vero e proprio dovere del Parlamento.
ALI – Animal Law Italia è un’associazione senza scopo di lucro che si impegna per ottenere il progresso delle leggi a tutela degli animali.