Cani alla catena: petizione per modificare la legge regionale della Campania

Sulla carta è previsto un divieto assoluto, tuttavia l'assenza di sanzioni rende inefficace questa disposizione.
Viesinsh/iStockphoto
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Aggiornamento del 3 giugno 2021: il Consiglio regionale ha modificato la legge regionale, introducendo le sanzioni per la violazione del divieto di detenere cani alla catena.

La Campania è l’unica Regione d’Italia, insieme all’Umbria, a vietare in assoluto l’uso della catena per i cani. La nuova legge regionale sul benessere degli animali (L.R. n. 3 dell’11/04/2019) prevede infatti un generale divieto di detenzione di animali d’affezione alla catena o altro strumento di contenzione similare (art. 9, comma 3).

Tuttavia, nell’articolo relativo alle sanzioni nulla viene previsto in caso di inosservanza di questo divieto, il che significa che, di fatto, si tratta di un precetto privo di reale efficacia cogente e deterrente.

Questa pecca all’interno di una legge sulla carta all’avanguardia è emersa dopo la diffusione del rapporto intitolato Verso il divieto di cani alla catena, presentato qualche settimana fa dalle associazioni GreenImpact e Save the Dogs and Other Animals, che hanno anche lanciato una raccolta firme per chiedere di porre urgentemente rimedio a questa “dimenticanza”.

Animal Law Italia ha deciso di sostenere la richiesta di modifica della normativa della Regione Campania, inviando questa mattina una PEC al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiedendo di integrare la legge regionale, prevedendo sanzioni che rendano pienamente operante il divieto di detenere cani alla catena. Abbiamo anche fornito la disponibilità a collaborare con la Regione Campania per raggiungere insieme questo importante risultato di civiltà.

Nella nostra lettera, abbiamo espresso la nostra soddisfazione per la designazione della figura del Garante Regionale dei Diritti degli Animali, che se venisse nominato sarebbe il secondo in Italia dopo quello piemontese. Ci auguriamo quindi che la nomina di questa figura possa avvenire in tempi brevi.

Ci serve il vostro supporto!

Chiediamo a tutti i nostri sostenitori di sottoscrivere la petizione che chiede di provvedere il prima possibile alla modifica della legge regionale, disponibile sul sito di Save The Dogs.

(La petizione è stata chiusa e il link è stato rimosso in data 03/06/2021)

L’analisi delle normative

Il rapporto diffuso dalle due organizzazioni analizza le normative di tutte le regioni italiane, di quindici Paesi europei e di alcuni altri Paesi occidentali considerati un baluardo della civiltà e della sensibilità verso gli animali d’affezione.

Si parte dal presupposto che ancora oggi, nonostante l’accresciuta sensibilità dei cittadini al benessere degli animali e alle loro esigenze etologiche, diverse migliaia di cani sono tenuti alla catena per lunghi periodi di tempo, spesso per tutta la loro vita. Questo è infatti tuttora consentito dalla legge in diversi Paesi europei. Il rapporto si propone di dare delle indicazioni di natura scientifica e legale alle autorità competenti degli Stati che ancora permettono questa pratica, affinché possano emanare normative efficaci e in linea con il benessere, la salute e l’etologia degli animali.

La materia purtroppo non ricade nella competenza specifica dell’UE; conseguentemente, ciascun Stato dell’UE la regolamenta in modo autonomo. Attualmente, non vi sono nemmeno linee guida dell’UE al riguardo.

Tra tutte le normative analizzate, il rapporto individua come miglior modello di riferimento la legge austriaca sul benessere animale. Questa valutazione si basa sui seguenti criteri: innanzitutto la presenza di un  divieto generale di tenere i cani alla catena, formulazione chiara della normativa, presenza di un regime sanzionatorio, eccezioni chiare e ben definite.

Viene valutata efficace anche la normativa svedese recentemente adottata in materia, anche se le deroghe previste sono formulate in maniera meno dettagliata rispetto a quella austriaca. Fuori dall’UE, anche la California ha una legge simile a quella austriaca.

Passando all’Italia, il quadro è frastagliato. Emerge che l’Umbria ha adottato una normativa analoga a quella austriaca, mentre la Campania, pur avendo emanato una normativa simile, non ha previsto un regime sanzionatorio, il che ne impedisce un’efficace attuazione.

Il rapporto ha classificato la normativa di altre regioni italiane (Abruzzo, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Puglia) come soddisfacenti ma non ottimali in quanto ammettono deroghe ampie, dettate da “motivi di sicurezza” che possono ostacolarne un’efficace attuazione o compromettere il benessere degli animali. Fra queste, la legge della Lombardia definisce meglio le eccezioni legate all’effettuazione di cure veterinarie, in quanto prevede che ne siano specificate sia la durata sia la diagnosi. Il rapporto conclude che si tratta di normative facilmente perfezionabili.

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