Manuel Tauber-Romieri/iStock

Uno studio conferma: cani e gatti non diffondono il nuovo coronavirus

La ricerca ha riguardato 540 cani e 277 gatti, prevalentemente in Lombardia e regioni limitrofe, sottoposti a tampone da marzo a maggio 2020.
Avv. Alessandro Ricciuti

Avv. Alessandro Ricciuti

Presidente di Animal Law Italia.

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Cani e gatti che vivono a contatto con malati di COVID-19 possono infettarsi ma sviluppano rapidamente anticorpi capaci di neutralizzare il virus SARS-CoV-2. Va quindi totalmente esclusa la possibilità che possano fungere da diffusori verso umani e altri animali.

Questo quadro era già noto attraverso le osservazioni svolte nei primi mesi della pandemia: i cani appaiono poco suscettibili al nuovo coronavirus e mostrano deboli infezioni asintomatiche, mentre i gatti possono sviluppare patologie respiratorie, comunque in forma lieve. In ogni caso, la carica virale risulta bassa e non sono mai stati osservati sospetti passaggi verso l’uomo.

Una ulteriore conferma di questi dati arriva oggi da uno studio scientifico condotto in Italia sulla sensibilità di cani e gatti al virus Sars-Cov-2 e sulla loro capacità di sviluppare anticorpi.

Lo studio, intitolato Evidence of exposure to SARS-CoV-2 in cats and dogs from households in Italy è disponibile dal 23 luglio come pre-pubblicazione, in attesa che venga completata la procedura di verifica (peer-review) necessaria per ottenere il semaforo verde da parte della comunità scientifica.

Tra gli autori, il prof. Nicola Decaro dell’Università di Bari, virologo veterinario di fama mondiale con oltre 50 pubblicazioni sui coronavirus negli animali, che già a marzo aveva diffuso sul canale YouTube della FNOVI (Federazione nazionale ordini veterinari italiani) un video per tranquillizzare i cittadini sulla possibile trasmissione da cani e gatti.

I dati raccolti

I ricercatori delle Università di Bari, Milano e Liverpool hanno raccolto e analizzato i dati di 817 animali d’affezione — 540 cani e 277 gatti — sottoposti a tampone nel corso di visite di routine, soprattuto in Lombardia (476 cani e 187 gatti) ma anche in altre regioni del Nord Italia particolarmente colpite dal virus nei mesi da marzo a maggio, corrispondenti alla fase più acuta della curva epidemiologica.

Foto: MangoStar_Studio/iStock

Le conclusioni

Nessuno tra gli 839 tamponi esaminati è risultato positivo, inclusi quelli dei 38 cani e 38 gatti che mostravano una sintomatologia respiratoria, il che indica l’assenza di un’infezione da SARS-CoV-2. Di questi animali d’affezione, 64 cani e 57 gatti vivevano in famiglie in cui era stato diagnosticato il COVID-19.

Tuttavia, 13 cani (3,35%) e 6 gatti (3,95%) avevano anticorpi contro il virus SARS-CoV-2, percentuale che sale rispettivamente al 12,8% e al 4,5% per gli animali di famiglie con casi di COVID-19.

La ricerca mette in luce che gli animali d’affezione riescono a produrre una sufficiente risposta immunologica al nuovo coronavirus, dal quale guariscono rapidamente. Questo significa anche — qualora vi fossero ancora dubbi — che cani e gatti non costituiscono una fonte di pericolo per gli esseri umani.

Nelle conclusioni, i ricercatori fanno presente che nonostante i bassi rischi di trasmissione agli esseri umani, la sorveglianza sierologica degli animali da compagnia potrebbe essere utile per eliminare ogni potenziale pericolo.

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