MIND_AND_I/iStock
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Cos’è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

Di cosa si occupa questo organo internazionale indipendente e in quale modo è legato alla tutela degli animali non umani?
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Samuele Fondelli

Studente di giurisprudenza presso l'Università di Firenze e attivista per la salvaguardia dell'ambiente e degli animali. La volontà di lottare per creare un mondo più giusto ed equo, soprattutto nei confronti di chi non ha voce per esprimere la propria posizione, e il suo background di studi lo hanno portato a riconoscere la tutela del benessere e dei diritti degli animali come sua missione di vita.

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La comprensione della struttura e del funzionamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è di vitale importanza per chiunque nutra l’interesse di approfondire la propria conoscenza circa l’ambito della tutela dei diritti degli animali e della salvaguardia del loro benessere. Non sono rari i casi in cui la stessa sia chiamata a pronunciarsi in relazione a possibili lesioni dei diritti fondamentali dell’essere umano che possano comportare ricadute dirette con riferimento alla tutela degli animali non umani. La Corte, ad esempio, è stata recentemente chiamata a pronunciarsi1https://hudoc.echr.coe.int/fre#{%22itemid%22:[%22001-218709%22]} in relazione all’estensione della libertà di religione, di cui agli articoli 9 e 14 della Cedu e dovrà valutare se il divieto imposto dalla Legge delle Fiandre del 7 luglio 2017 e dalla Legge della Vallonia del 18 maggio 2017 di procedere a macellazioni rituali senza un previo stordimento dell’animale sia suscettibile di recare un’ingerenza alla libertà di manifestare liberamente la propria religione2Report di ALI “Ripensare la macellazione rituale senza stordimento”, aprile 2022. Non si tratta della prima volta in cui la Corte sia chiamata a pronunciarsi con riferimento alla materia ed è evidente come la decisione di un simile caso possa avere una diretta incidenza sulle sorti della tutela garantita agli animali non umani. Cerchiamo di capire insieme cos’è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e di cosa si occupa.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è un organo giurisdizionale internazionale indipendente, istituito nel 1957, con sede a Strasburgo, in Francia, il cui compito è quello di giudicare in merito alle violazioni della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (Cedu). Si compone di un numero di giudici pari a quello degli Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno ratificato la Cedu — a oggi, 47 Stati —, scelti tra giuristi in possesso dei requisiti richiesti per l’esercizio delle più alte funzioni giudiziarie o giureconsulti di riconosciuta competenza.

Tra i diritti tutelati dalla Cedu si annoverano, ad esempio, il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, ma anche quello a un equo processo e al rispetto della vita privata e familiare. Qualora uno dei diritti della Cedu venga violato, a determinate condizioni, la Corte può essere chiamata a esprimersi a fronte di un ricorso presentato al suo cospetto.

Ricorso individuale

Introduzione al ricorso

Il ricorso può essere proposto da ogni persona fisica, organizzazione non governativa e gruppi di individui3Articolo 34 Cedu — oppure da ciascuno Stato contraente (ricorso interstatale)4Articolo 46 Regolamento della Corte europea dei Diritti dell’Uomo —, che ritengono di aver subito da parte di uno o più Stati contraenti una violazione dei propri diritti fondamentali, sanciti dalle disposizioni della Convenzione, alla luce della loro interpretazione consolidata nella giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Immaginate di vedere leso un vostro diritto fondamentale, tutelato dalla Convenzione. Cosa dovrete fare? Il ricorso viene presentato con l’invio, a mezzo di posta raccomandata, del formulario di ricorso predisposto dalla Corte e disponibile nel suo sito istituzionale. Una volta ricevuto sarà sottoposto a un controllo amministrativo circa la corretta introduzione formale da parte della segreteria della Corte.
In caso di esito positivo del controllo, un’apposita divisione giuridica verifica la sussistenza dei necessari criteri di ricevibilità, affinché il ricorso possa essere, in seguito, sottoposto alla funzione giurisdizionale.
La procedura è pubblica, ma davanti a particolari esigenze, la Corte può procedere a porte chiuse, durante alcune udienze o per tutta la durata del processo.
La procedura è scritta e ogni decisione adottata dalla Corte e ogni comunicazione tra la Corte e il ricorrente avverranno in via documentale. Solo in casi eccezionali, la Corte potrà decidere di fissare un’udienza per la trattazione orale del caso, qualora l’importanza e la complessità dei fatti renderanno necessario un confronto diretto tra le parti ed eventuali terzi coinvolti.
Al momento del deposito del ricorso, il ricorrente non è obbligato a essere assistito da un avvocato e potrete quindi procedere individualmente. Tuttavia l’assistenza di un legale sarà necessaria dal momento in cui la Corte dichiara il ricorso ammissibile e lo trasmette al Governo dello Stato convenuto per la valutazione sul merito. In casi particolari (necessità del patrocinio, indisponibilità di mezzi finanziari), il ricorrente può essere ammesso al gratuito patrocinio.
La durata media di trattamento dei ricorsi dipende da una serie di fattori, quali il tipo di caso, la formazione giudiziaria alla quale viene assegnato, la celerità con cui le parti forniscono alla Corte le informazioni richieste. L’ordine di trattazione dei ricorsi tiene conto dell’importanza e dell’urgenza delle questioni sollevate.

Ricevibilità del ricorso

Come abbiamo anticipato, un’apposita divisione giuridica della Corte provvede ad accertare preliminarmente la sussistenza dei criteri di ricevibilità, al fine di sottoporre il ricorso alla valutazione del merito. Quali sono le condizioni che un ricorso deve soddisfare per essere ricevibile?

1. Competenza della Corte

Innanzitutto sarà necessario verificare la competenza della corte. In particolare dovranno essere valutate 4 tipologie di competenza:

1a. Ratione materiae

Riguarda la specifica materia del ricorso, cioè il diritto per il quale si invoca la protezione della Corte. Il contenuto del ricorso deve infatti riguardare la lesione di un diritto protetto dalla Cedu o dai suoi Protocolli, alla luce dell’interpretazione delle disposizioni ivi contenute, fornita dalla giurisprudenza della Corte.

1b. Ratione personae

Il convenuto, cioè colui contro il quale il ricorrente fa valere la propria domanda giudiziale, deve essere uno Stato che abbia ratificato la Cedu – e non già una persona fisica/giuridica.

1c. Ratione loci

La violazione per la quale si ricorre deve essere avvenuta all’interno di un territorio sotto la giurisdizione dello Stato convenuto.

1d. Ratione temporis

L’evento oggetto della violazione deve essersi verificato in seguito alla ratifica della Convenzione e dei suoi Protocolli da parte dello Stato.

2. Qualità di “vittima”

Un ulteriore criterio di ricevibilità che deve essere soddisfatto è la sussistenza della qualità di vittima in capo al ricorrente. Il ricorrente deve cioè essere alternativamente:

2a. Vittima diretta

Un soggetto direttamente interessato dalla lesione (es. sottoposto a maltrattamenti in prigione non riconosciuti da un tribunale nazionale).

2b. Vittima indiretta

Un prossimo congiunto della vittima diretta di una violazione, la quale, però, è deceduta prima della presentazione del ricorso.

2c. Vittima potenziale

Un soggetto non ancora colpito dalla lesione ma che, ragionevolmente, potrebbe diventarlo successivamente alla presentazione del ricorso.

3. Esaurimento delle vie di ricorso interne

Il ricorso potrà, inoltre, essere dichiarato ricevibile solo a patto che sia stata internamente esperita l’impugnazione – esaurendo i gradi della stessa. È necessario cioè che sulla questione si sia già pronunciato il giudice nazionale competente fino all’ultimo grado di giudizio.

4. Termine di ricorso5Articolo 35 Cedu

Il termine ultimo per la presentazione del ricorso è di 6 mesi dal deposito della decisione interna definitiva; tuttavia, se il deposito è avvenuto dopo il 1 gennaio 2022, giorno dell’entrata in vigore della nuova disciplina introdotta dal Protocollo 15, il termine è di 4 mesi.

5. Manifesta infondatezza

Perché un ricorso sia ricevibile lo stesso non deve essere manifestamente infondato. Deve cioè esserci un’apparente violazione dei diritti garantiti dalla Convenzione.

6. Assenza di pregiudizio importante

Infine è necessario che la violazione apparente superi una certa soglia con riferimento al pregiudizio arrecato. Ciò si determina in un primo controllo sul merito, anticipato alla fase di ricevibilità del ricorso, al fine di escludere quei casi in cui si rilevi l’assenza di un pregiudizio importante per la vittima.

Se il ricorso è ricevibile, la divisione giuridica competente tenterà di conciliare le parti in un regolamento amichevole, al fine di giungere insieme a un accordo vantaggioso per entrambe. In aggiunta, lo Stato convenuto potrà presentare una proposta conciliativa, al fine di far cessare la violazione e riparare al danno subito, una volta riconosciuta l’ingiustificata interferenza nei diritti violati.
Se il regolamento amichevole non riesce a giungere a conclusione, oppure il ricorrente non accetta — in maniera giustificata — la dichiarazione unilaterale dello Stato convenuto, la Corte procederà all’esame nel merito della controversia e trasmetterà gli atti alla Formazione Giudiziaria della Corte competente per esaminare il merito.
Il procedimento si conclude con una sentenza, di accoglimento o di rigetto, pronunciata a maggioranza dei componenti. La sentenza pronunciata può essere immediatamente definitiva o divenirlo solo in assenza di appello proposto dalle parti, a seconda dell’organo della Corte chiamato a pronunciarsi.
Se la Corte accerta la violazione della Cedu o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dello Stato contraente non permette in modo completo di riparare le conseguenze di tale violazione, la Corte può stabilire un risarcimento dei danni materiali e morali subiti dal ricorrente, attraverso la disposizione di “un’equa soddisfazione alla parte lesa” a carico dello Stato contraente che ha violato la Cedu6Articolo 41 Cedu.

Procedura d’urgenza7Articolo 39 Regolamento della Corte europea dei Diritti dell’Uomo

Su richiesta del ricorrente, la Corte può adottare misure cautelari provvisorie per lo Stato interessato, solo qualora dopo aver esaminato tutte le informazioni rilevanti, ritenga che il ricorrente sia suscettibile di subire un rischio reale di un danno grave, irreversibile e imminente.

Rinvio pregiudiziale

La Corte non si pronuncia solo a fronte del ricorso individuale presentato da una parte interessata. Il Protocollo 16 alla Convenzione, adottato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 10 luglio 2013 e aperto alle firme il 2 ottobre 2013, introduce l’istituto del rinvio pregiudiziale, al fine di rafforzare e rendere più efficiente il rapporto di dialogo tra le autorità giurisdizionali degli Stati contraenti e la Corte di Strasburgo. Le “più alte giurisdizioni” di uno Stato contraente8La Convenzione lascia piena libertà al diritto interno di stabilire il giudice competente: non è scelto necessariamente tra le Corti costituzionali o le Corti Supreme, ma anche tra i giudici che sono “più alti” per una determinata tipologia di cause (es. la Romania, in sede di ratifica, ha indicato non solo la Corte di Cassazione e la Corte costituzionale, ma anche le Corti d’Appello, che sono giudici di merito di ultimo grado) hanno diritto di presentare alla Corte richieste di pareri consultivi su questioni di principio relative all’interpretazione o all’applicazione dei diritti e delle libertà tutelati dalla Convenzione o dai suoi Protocolli. In caso di accoglimento della richiesta, cinque giudici della Grande Camera (una speciale formazione della Corte nella quale è compreso il giudice eletto per lo Stato contraente cui appartiene l’autorità giudiziaria ricorrente) provvedono a redigere e pubblicare un parere consultivo motivato, il quale non sarà comunque vincolante per l’autorità giurisdizionale richiedente. Se la decisione del collegio non è stata unanime, è ammessa la pubblicazione della dissenting opinion: il giudice dissenziente ha la possibilità di allegare separatamente la propria opinione. Dato il carattere di non vincolatività dell’atto, la presenza di una “pluralità di voci” all’interno del parere risulta come un arricchimento significativo per i giudici degli Stati contraenti di ogni grado. I pareri consultivi emessi dalla Corte di Strasburgo non sono, tuttavia, privi di ogni effetto giuridico: nel Rapporto esplicativo si precisa che tali atti sono assimilabili alla giurisprudenza della Corte sotto questo profilo e i giudici nazionali sono tenuti ad interpretare il diritto nazionale alla luce della Convenzione e della giurisprudenza della Corte.

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