Aumentano le restrizioni alla vendita di cuccioli di razza nel mondo

Avv. Alessandro Ricciuti

Avv. Alessandro Ricciuti

Presidente di Animal Law Italia.

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Lo Stato del Victoria, nel sud dell’Australia, ha messo al bando la vendita di cuccioli di razza nei negozi. Anche se il nome non dice molto a noi europei, il Victoria è grande all’incirca come la Romania e vi risiedono oltre sei milioni di persone, delle quali quasi cinque solo nella capitale Melbourne.

Il Puppy Farms and Pet Shops Act era stato approvato a dicembre 2017 ma è entrato in vigore soltanto a inizio luglio 2018. Al risultato aveva contribuito il lavoro dell’associazione “Oscar’s Law”, che da anni si impegna nel denunciare e far chiudere le “fabbriche di cuccioli”, nell’intento di porre fine ad una pratica considerata non etica e che spesso porta ad abusi e crudeltà verso gli animali.

Si tratta, infatti, di una risposta allo shock dopo le tremende rivelazioni sul trattamento subito da migliaia di cani e gatti allevati in larga scala per fini riproduttivi.

Non si tratta del primo esempio. Ad avviare il percorso legislativo virtuoso era stata la California, dove a inizio 2017 ben 36 città, tra cui San Francisco, avevano introdotto il divieto di vendita di cuccioli, obbligando i negozi di animali a vendere cuccioli di cani, gatti e conigli provenienti esclusivamente da canili, gattili e rifugi per animali. Ad ottobre 2017, il divieto è stato esteso all’intera California, mentre ad aprile 2018 è stata la volta del Maryland, che ha copiato la legge californiana.

La legge australiana è molto interessante, perché oltre ad applicarsi ai negozi, colpisce  anche gli allevatori, limitando a 50 il numero di fattrici che dal 2020 ciascun allevamento potrà detenere: attualmente, vi sono allevamenti con ben 200 fattrici, che “producono” un numero impressionante di cuccioli. Gli allevamenti oltre le 10 fattrici avranno necessità dell’approvazione espressa del Ministro dell’Agricoltura.

Inoltre, la legge australiana introduce un nuovo registro obbligatorio per i venditori, che dovranno indicare il proprio numero di registrazione sulle pubblicità online. In questo modo, i potenziali acquirenti potranno avere informazioni sul venditore consultando il registro.

Non viene tuttavia ancora superata l’obiezione principale che era stata mossa alle leggi di California e Maryland, che cioè sia comunque tuttora possibile acquistare i puppies direttamente dagli allevatori o comodamente online.

Ciò che è certo è che sempre più persone sono consapevoli che l’acquisto di cani e gatti, al di là della loro provenienza, rischia di essere una operazione eticamente opaca, in considerazione del numero di cani e gatti in cerca di adozione.

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