mangiare insetti
wildpixel/iStock

Si fa presto a dire entomofagia

Un video che ha scatenato accese polemiche in rete diventa uno spunto di riflessione sugli allevamenti d’insetti in Europa.
Alessia Colaianni

Alessia Colaianni

Giornalista e divulgatrice scientifica

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Qualche settimana fa un video diffuso in rete dalla Fondazione Barilla ha scatenato l’indignazione di un elevato numero di utenti. Cosa ha fatto scattare quello che tecnicamente viene detto shitstorm, circostanza che ha costretto la fondazione a cancellare immediatamente il contenuto da qualsiasi piattaforma? Il video si intitolava “Gli insetti sono fonte di proteine… e tu cosa ne pensi?”. L’entomofagia, l’utilizzo di insetti come cibo, ha da sempre provocato reazioni forti nelle popolazioni occidentali. Questi sentimenti negativi, però, sono forse generati dalle motivazioni sbagliate.

Il caso Fondazione Barilla

La Fondazione Barilla è l’organo dell’omonima azienda produttrice di pasta che si occupa della promozione di «comportamenti sostenibili e scelte alimentari sane per un concreto cambiamento nella società». Svolge questo compito attraverso progetti di ricerca e di divulgazione. In uno dei video diffuso alcune settimane fa sul sito ufficiale, il comico Carmine Del Grosso introduceva il tema dell’uso degli insetti nell’alimentazione umana.
Il pubblico ha legato in maniera inconscia la produzione di pasta con l’uso di farina d’insetti, nonostante non vi fosse alcun riferimento che facesse realmente pensare a questo tipo di produzione da parte di Barilla. Dopo una miriade di commenti indignati di utenti più o meno famosi, la Fondazione Barilla ha ritirato il video dalla sua piattaforma e l’azienda si è sentita costretta a pubblicare un comunicato stampa in cui dichiarava che non era stato annunciato il lancio di nessuna pasta o alimento prodotto con farina di insetti e che non vi era neanche la volontà o interesse aziendale di farlo nell’immediato futuro. Questa vicenda dimostra che il tabù culturale nei confronti dell’entomofagia è fortemente radicato in Italia, nonostante la discussione sull’argomento si stia facendo spazio anche sui canali più generalisti da qualche anno. Eppure le motivazioni per frenare l’uso alimentare degli insetti dovrebbero essere altre.

Insetti come cibo in Europa

Come riportato nel documento della FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), “Edible insects. Future prospects for food and feed security”, si stima che gli insetti siano parte del regime alimentare di almeno 2 miliardi di persone e che le specie edibili usate a tal scopo siano più di 1900.
In Europa, nonostante le resistenze culturali, ci si sta muovendo in questa direzione: nel settembre 2021 è stato adottato il Regolamento (UE) 2021/1372 della Commissione europea, modificando così la normativa previgente per consentire agli Stati membri di utilizzare le proteine ​​degli insetti per mangimi negli allevamenti di suini e pollame e per alimenti destinati agli animali domestici. Nella stessa direzione era già intervenuto il Regolamento (UE) 2017/893, che permette l’uso di proteine derivanti da insetti per l’acquacoltura.
Nel novembre 2021, la Commissione Europea ha aggiornato nuovamente la normativa per consentire l’utilizzo dei bachi da seta processati per ricavarne proteine ​​animali per mangimi. Questa ulteriore modifica ha esteso l’elenco delle specie di insetti autorizzate: la mosca soldato nera (Hermetia illucens), la mosca domestica (Musca domestica), il baco da seta (Bombyx mori) e diverse specie di tarme della farina e grilli.
Per la vendita e il consumo umano all’interno dell’Unione europea sono state approvate tarme della farina (Tenebrio molitor), locuste migratorie (Locusta migratoria) e grilli domestici (Acheta domesticus).

Entomofagia: pro e contro

Perché dovremmo mangiare insetti? Il documento — molto approfondito — pubblicato dalla FAO e citato nel precedente paragrafo, inserisce tra i vantaggi dell’introduzione di questa nuova fonte proteica: sono sicuri rispetto alle altre fonti proteiche di origine animale, l’allevamento di insetti offrirebbe benefici sociali ed economici più ampi ed è più efficiente rispetto all’allevamento tradizionale di bestiame, in quanto hanno bisogno di meno spazio, cibo e acqua, sono più ricchi in proteine e hanno anche un maggior contenuto di calcio, ferro e zinco. Inoltre alcuni insetti possono anche essere nutriti con scarti di altre lavorazioni agricole, rendendo così questo tipo di allevamento ancora più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Al di là del disgusto che in Occidente proviamo per questi animali, ci sono anche altre obiezioni e dubbi che possono emergere da un’ulteriore analisi. L’Unione europea dovrebbe impegnarsi nel garantire che la produzione di insetti non richieda quantità di cibo che potrebbe invece essere utilizzato per l’alimentazione umana, esacerbando la competizione cibo-mangime. L’utilizzo di insetti nei mangimi non dovrebbe rallentare la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile basato su alimenti di origine vegetale e dovrebbero essere assicurati i controlli necessari nelle pratiche di incrocio o eventuale modificazione genetica degli animali per questioni di sicurezza ambientale e di benessere. Sì, anche agli insetti andrà garantita la giusta protezione.

La questione etica e il principio di precauzione

Se è più facile pensare a mucche, maiali, agnelli, polli e a tutti gli altri animali allevati come esseri senzienti, per gli insetti questo passo è sicuramente più difficile, anche da un punto di vista scientifico. Quindi eccoci qui a chiederci, sulla scia della celebre frase di Jeremy Bentham, giurista e filosofo del Settecento, uno dei padri dell’utilitarismo e dei diritti degli animali, se anche gli insetti soffrono. Purtroppo è una domanda che non ha una risposta semplice ma molti articoli scientifici ci indicano che non è sbagliato porci problemi di welfare su questa classe di artropodi. Già da anni gli scienziati hanno trovato prove di nocicezione negli invertebrati, tra cui alcuni insetti: la nocicezione è il processo tramite attraverso il quale sono rilevati gli stimoli dolorosi da parte di un organismo. Ricerche più recenti hanno rivelato che, ad esempio, i moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) sarebbero in grado di provare dolore cronico e che anche i bombi (Bombus terrestris) presentano nocicezione.
Ci sono anche altri studi che stanno iniziando ad aprire sorprendenti prospettive sulle menti degli insetti: api che comprendono il concetto di zero, che distinguono volti e anche dipinti di Monet e Picasso, bombi che giocano per il gusto di farlo.
È evidente che anche gli insetti richiedano standard di benessere animale da rispettare, anche solo facendo appello al principio di precauzione.
La ragione per cui non si dovrebbe voler mangiare un insetto non è la repulsione che proviamo verso questi animali, ma la stessa etica che ci frena o ci fa riflettere quando portiamo a tavola mammiferi e uccelli.

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