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Unione europea e animali da allevamento: normative

L’Unione Europea vanta uno fra i sistemi di protezione animale più avanzati al mondo.
Elena Nicolussi Golo

Elena Nicolussi Golo

Dopo una prima laurea in Lingue Moderne acquisisce il titolo di dottoressa magistrale in Studi Europei e Internazionali presso la School of International Studies di Trento. Coltiva il profondo interesse per il tema dei diritti animali partecipando ad una prestigiosa Summer School ad Oxford e presentando alla commissione la sua tesi “Animal Rights in the West: A Discussion on Welfare Positions and Abolitionist Views”. Dopo la laurea magistrale, si dedica anche al tema della tutela ambientale e della sicurezza alimentare abbracciando l’approccio “One Health” secondo cui la salute umana, animale e del nostro pianeta sono legate indissolubilmente.

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L’Unione Europea vanta uno fra i sistemi di protezione animale più avanzati al mondo.

Il pilastro della sua legislazione in questa materia è rappresentato dall’Articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) emendato dal Trattato di Lisbona nel 2009. Esso impone agli Stati Membri, e alla stessa Unione, l’obbligo di tenere in piena considerazione il benessere animale poiché gli animali sono esseri senzienti. Ecco perciò che la rilevanza di questo articolo sta proprio nel riconoscimento degli animali quali esseri capaci di provare emozioni – come la gioia, la paura, il piacere e il dolore – e che, per tal motivo, meritano di essere tutelati.


Direttive

Gli animali da allevamento sono senz’altro i principali beneficiari della legislazione europea sul benessere animale. Un passo decisivo è stato compiuto nel 1998 con la Direttiva 58, la quale stabilisce gli standard minimi di benessere per gli animali allevati per la produzione di cibo, pelle, lana e pellicce. La Direttiva concede agli animali le cosiddette “5 Libertà”: libertà dalla fame e dalla sete, dal dolore, dalla paura e dall’angoscia, dalle ferite e dalle malattie e la libertà di esprimere un comportamento normale. In pratica, questo si traduce con una dieta salutare, mangime ed acqua sufficienti e sempre a disposizione, la possibilità di movimento, l’adeguatezza degli edifici, una corretta ventilazione e il divieto di tenere gli animali nell’oscurità permanente o, al contrario, in condizioni permanenti di illuminazione artificiale.

A seguito di questa direttiva generale, sono state emanate altre direttive per la salvaguardia di specifiche specie di animali: vitelli, suini, galline e polli da carne.

Le due direttive di maggior successo, nel senso che hanno portato ai maggiori risultati in termini di benessere animale, sono la Direttiva 74 e la Direttiva 120.

La Direttiva 74 è stata ideata per le 360 milioni di galline allevate all’interno dell’UE e alle 330 milioni di uova che producono giornalmente.

Essa stabilisce che tutte le unità di produzione di uova debbano essere registrate assegnando loro un numero per consentirne la tracciabilità. I numeri vanno da 0 (uova biologiche) a 3 (uova provenienti da galline in gabbia) e, al momento, questo è l’unico requisito obbligatorio che informa i consumatori sulle condizioni di benessere degli animali. Scegliendo di acquistare uova di galline allevate all’aperto, i consumatori hanno il potere di disincentivare le aziende a recludere le galline in gabbie piccole e anguste.

La Direttiva 120, invece, riguarda il benessere dei suini e rappresenta una delle più importanti normative comunitarie in materia di benessere animale in quanto impone di mantenere in gruppo le 12 milioni di scrofe allevate ad oggi nei vari Stati Membri. Potrà sembrare una cosa banale ma va ricordato che, fino al 2013, le scrofe erano confinate in box singoli per la maggior parte della loro vita. Oggi, purtroppo questa pratica viene ancora utilizzata ma dovrebbe essere ristretta al periodo del parto.


Regolamenti

Sempre nel settore dell’allevamento, troviamo due importanti regolamenti: uno per il trasporto degli animali e uno per il loro abbattimento.

Il regolamento è uno strumento molto efficace poiché è un atto vincolante che tutti gli Stati Membri devono adottare in tutti i suoi elementi. Diversamente, le direttive stabiliscono un obiettivo comune ma sta poi alle singole nazioni decidere quali disposizioni intraprendere per raggiungere tale scopo.

Il Regolamento 1/2005 disciplina il trasporto commerciale di tutti i vertebrati vivi e include operazioni correlate come carico, scarico, trasferimento e riposo. Esso stabilisce che il trasporto non deve procurare lesioni o sofferenze indebite e dunque, gli animali devono essere idonei al viaggio, avere spazio sufficiente per muoversi ed essere costantemente riforniti di acqua e cibo. Gli animali deboli o malati incapaci di camminare autonomamente e le femmine alla fine della gestazione non possono essere trasportati affatto. Altri requisiti sono previsti per l’adeguatezza dei mezzi, la competenza del personale, l’efficienza dei servizi e la salute degli animali.

L’uccisione degli animali è disciplinata dal Regolamento 1099/2009, il quale si applica agli animali nei macelli e ad altri animali uccisi a fini di allevamento – come gli animali da pelliccia e i pulcini maschi appena nati. Per ottemperare ai requisiti generali del regolamento, gli operatori devono garantire che gli animali siano protetti da lesioni, non esprimano paura e non soffrano per la privazione di acqua e cibo. L’Articolo 4 prevede che gli animali debbano essere abbattuti solo dopo lo stordimento e che la perdita di coscienza e di sensibilità duri fino alla morte. La medesima tutela non è, però, riconosciuta a i volatili da cortile, conigli e lepri macellati per uso domestico.


Conclusione

Sulla carta risulta essere chiaro che gli animali vanno rispettati e il loro benessere e salute preservati. Tuttavia, la realtà dei fatti dimostra che siamo ben lontani dall’osservare pienamente le disposizioni europee. Grazie soprattutto alle indagini sotto copertura di organizzazioni animaliste all’interno di allevamenti italiani e non, è ormai sotto gli occhi di tutti il modo in cui vengono trattati gli animali all’interno degli allevamenti. In quegli stabili, ma anche nei di camion o nelle navi per il trasporto degli animali, vengono compiute atroci brutalità e l’assenza di ispezioni e telecamere fanno si che tutto ciò continui indisturbatamente. Sarebbe quindi necessario aumentare i controlli all’interno degli allevamenti, imporre sanzioni consistenti per i trasgressori o anche
esigere dagli agricoltori il rispetto degli standard di benessere animale come prerequisito per ricevere sussidi o altre forme di supporto.

Recentemente, Eurogroup for Animals, l’organizzazione che si batte per i diritti animali a livello europeo unendo 81 ONG animaliste in tutta Europa, tra cui Animal Law Italia, ha lanciato una campagna intitolata No Animal Left Behind – letteralmente, Nessun Animale Lasciato Indietro. Lo scopo di questa iniziativa è convincere la Commissione europea a revisionare completamente la legislazione sugli animali da allevamento.

Tra le varie richieste, troviamo l’abolizione del trasporto degli animali vivi, l’estensione delle leggi esistenti per quegli animali, come i pesci, che ancora non possono giovarne, e la possibilità di una vita felice e in salute per tutti gli animali. In totale sono state raccolte 197.661 firme e ciò dimostra che i cittadini europei hanno sempre più a cuore il benessere degli animali.

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