Spazi angusti per i cani: è maltrattamento

Lo ha stabilito la Cassazione nella sentenza n. 16042/18, confermando una sentenza della Corte di appello di Bologna che aveva condannato a 6 mesi di reclusione l'imputato.
Avv. Annalisa Gasparre

Avv. Annalisa Gasparre

Avvocato, dottore di ricerca, vanta una decennale esperienza nel settore della tutela degli animali e dei soggetti deboli. Sito internet

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Con sentenza n. 16042/2018 la Corte di cassazione adita dall’imputato ha confermato la condanna inflitta dalla Corte di appello di Bologna.

Già il Tribunale di Bologna aveva condannato l’imputato alla pena di sei mesi di reclusione per il reato di maltrattamento di animali (art. 544 ter c.p.) per aver costretto undici cani di varie razze, che teneva in custodia, all’interno di una gabbia di dimensioni anguste mantenendoli in condizioni igienico-sanitarie gravemente deficitarie, a causa delle quali alcuni animali contraevano infezioni e riportavano lesioni.

Secondo la Corte di cassazione, che dichiara inammissibile il ricorso, la sentenza impugnata è basata sulle risultanze istruttorie sulle fondamenta delle quali si situa la configurabilità dell’elemento oggettivo del reato e la sussistenza dell’elemento psicologico dell’imputato ricondotto alla volontarietà e consapevolezza della condotta tenuta.

Le argomentazioni difensive si sono limitate ad una generica confutazione della motivazione senza individuare fratture o carenze tali da legittimare la valutazione del ricorso da parte del giudice di legittimità.

Oltre ai numerosi contributi su questa Rivista, volendo, per un monitoraggio, Gasparre, Diritti degli animali. Antologia di casi giudiziari oltre la lente dei mass media, Key editore.

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