ESSERI SENZIENTI, NON OGGETTI

Chiediamo un pieno riconoscimento giuridico dei Santuari per animali non destinati all'alimentazione umana

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Tutela degli animali: attuare con urgenza la modifica della Costituzione

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Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei deputati

La scienza, la bioetica, la normativa europea e quella di diversi ordinamenti nazionali riconoscono da anni la speciale natura degli animali non umani come esseri senzienti. L’articolo 9 della nostra Costituzione delega al legislatore di individuare i modi e le forme di tutela degli animali. È urgente attuare questa disposizione, ripensando la normativa ad oggi non più adeguata, riconoscendo pienamente che gli animali sono esseri senzienti, non oggetti.

Chiediamo il completamento della riforma del codice civile, adeguando le norme in tema di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, disciplinando l’affido dell’animale in caso di separazione e introducendo una specifica disciplina nell’ambito delle successioni.

Chiediamo un’efficace revisione del codice penale, che riconosca gli animali come vittime, inasprendo le sanzioni e assicurandone l’effettiva applicazione, limitando la possibilità che gli autori dei maltrattamenti restino impuniti

Chiediamo l’istituzione di un garante nazionale dei diritti degli animali, in grado di favorire il coordinamento dell’azione di governo e di vigilare sull’applicazione della normativa nazionale ed europea a tutela degli animali.

Chiediamo che il Governo dia attuazione alla delega ricevuta dal Parlamento per garantire il graduale superamento dell’utilizzo nei circhi entro agosto 2023.

Chiediamo, infine, il riconoscimento dei rifugi per animali salvati, ad oggi erroneamente equiparati dalla legge agli allevamenti di animali utilizzati a scopo di produzione alimentare.

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Questa richiesta è parte della campagna “Esseri senzienti, non oggetti”, con la quale chiediamo di aggiornare le leggi italiane riguardanti la tutela degli animali, rendendo concreta la riforma dell’articolo 9 della Costituzione, nella parte in cui prevede che «La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». Innovare l’ordinamento giuridico affinché tenga il passo con i cambiamenti culturali e sociali, anche per quanto riguarda il rispetto che dobbiamo agli animali, è oggi un vero e proprio dovere del Parlamento.

LE CINQUE RICHIESTE URGENTI

  1. INTEGRARE IL CODICE CIVILE
    Gli animali devono essere riconosciuti e trattati come “esseri senzienti” e non più come oggetti.
  2. MODIFICARE IL CODICE PENALE
    Gli animali meritano giustizia: è necessario elevare le pene, riducendo le vie di fuga per chi uccide e maltratta.
  3. SUPERARE L’USO DEGLI ANIMALI NEI CIRCHI
    L’Italia recepisca al più presto le posizioni della scienza, seguendo gli esempi virtuosi dal resto del mondo.
  4. RICONOSCERE I RIFUGI PER ANIMALI SALVATI
    I rifugi rappresentano l’opposto degli allevamenti e necessitano di una disciplina normativa specifica.
  5. UN GARANTE NAZIONALE PER I DIRITTI ANIMALI
    Una figura necessaria per un’efficace coordinamento e attuazione delle norme su tutto il territorio nazionale.

I RIFUGI PER ANIMALI "NON DPA"

Rifugio Miletta

I Rifugi (anche detti Santuari) per animali non destinati alla produzione alimentare (non DPA) sono luoghi in cui vivono in libertà mucche, galline, maiali, capre e altri animali che normalmente vengono allevati e macellati. Diversamente da quanto avviene negli allevamenti, gli ospiti dei rifugi non subiscono alcuna forma di sfruttamento umano, né vengono fatti riprodurre.

Questi animali, salvati da maltrattamenti e macellazione, in queste strutture hanno la possibilità di vivere un’esistenza degna di essere vissuta, in cui soddisfare i propri bisogni ed esprimere i comportamenti tipici della propria specie, per l’intera durata della propria vita. 

In Italia esistono attualmente circa una ventina di strutture con queste caratteristiche, molte delle quali affiliate alla “Rete dei Santuari di animali liberi”, che per anni si è battuta per ottenere il riconoscimento giuridico dei rifugi.

Rispetto alle fattorie didattiche, i santuari rispondono a finalità differenti e sono retti da logiche molto diverse. Nelle fattorie didattiche gli animali vengono venduti, acquistati, scambiati e utilizzati per trarne carne, latte, uova e lana, mentre l’unico fine perseguito dai santuari è quello del mantenimento in vita dell’animale in una condizione di benessere.

I rifugi hanno ricevuto un primo riconoscimento giuridico attraverso il Decreto del Ministero della Salute del 7 marzo 2023, che definisce “rifugio permanente” un luogo di ricovero per bovini, equini, ovini, caprini, suini, cervidi, camelidi, pollame, conigli, api e animali delle specie di acquacoltura, all’interno del quale gli animali siano tenuti con la finalità dell’esposizione o per la conservazione della specie o per motivi diversi dalle esibizioni, dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti.

Questo primo riconoscimento, meramente formale, non è sufficiente: il decreto tradisce le aspettative, mancando di tutelare la vera natura di questi luoghi fin dalla loro classificazione, obbligando a registrarli come allevamenti a indirizzo speciale (leggi la nostra analisi del decreto). 

Con una recente modifica normativa, la Spagna ha reso possibile la registrazione degli “animali da produzione” nel Registro degli animali da compagnia. Noi di ALI crediamo che l’Italia possa fare ancora di più, diventando un esempio per gli altri Stati membri.

QUESTI ANIMALI SONO IN PERICOLO!

Rifugio Miletta

La peste suina africana (PSA) e altre malattie infettive mettono in pericolo gli ospiti dei rifugi, mostrando i limiti delle attuali norme, che prevedono la soppressione di tutti gli animali nelle vicinanze del focolaio, anche se all’interno di un rifugio e non contagiati e persino se la malattia non è trasmissibile all’essere umano.

Due vicende emblematiche dimostrano l’urgenza di un pieno riconoscimento giuridico di questi luoghi, che li sottragga definitivamente dall’applicazione delle norme previste per gli allevamenti. Per salvare gli animali dei Santuari, bisogna prevedere regole specifiche, che garantiscano loro il diritto a restare in vita, anche in deroga alle normative sanitarie valide per gli allevamenti.

Finché non sarà in vigore una normativa specifica, che disciplini questi luoghi in modo completo, i loro ospiti non saranno al sicuro. Quanto successo in provincia di Pavia potrebbe ripetersi altrove in ogni momento.

CoSA CHIEDIAMO

Un riconoscimento completo

La legge ha finalmente preso atto dell’esistenza dei rifugi, che però vengono disciplinati in modo confuso e incompleto e soprattutto continuano a essere sostanzialmente assimilati agli allevamenti, nonostante rappresentino un modello antitetico rispetto a quello che prevede lo sfruttamento degli animali per produrre alimenti. Questo non è più accettabile: il nuovo articolo 9 della nostra Costituzione obbliga lo Stato a disciplinare i modi e le forme di tutela degli animali: chiediamo quindi una completa regolamentazione dei santuari, che ne riconosca appieno la specificità, sottraendoli definitivamente alla disciplina degli allevamenti. 

REGOLE SPECIFICHE PER LE EPIDEMIE

Gli animali ospitati dai santuari non possono essere macellati, non vengono fatti riprodurre e diventano a tutti gli effetti animali d’affezione, come i cani e gatti che vivono nelle nostre case. Non ammetteremmo mai la possibilità che la ASL entri in casa e possa sopprimere il nostro cane e gatto per impedire la diffusione di una malattia, eppure, questo è ciò che può accadere con i rifugi, in mancanza di una disciplina speciale che ne metta al sicuro gli ospiti. Occorre trovare soluzioni differenti, che tutelino gli ospiti dei santuari, garantendo al tempo stesso l’isolamento completo di queste strutture, affinché gli agenti patogeni non possano diffondersi all’interno e all’esterno delle stesse.

INCENTIVARE QUESTI LUOGHI

Bisogna infine valorizzare la funzione sociale dei santuari, nella costruzione di un modello diverso di relazione con gli altri animali. La sentenza che ha concluso la vicenda della Sfattoria degli Ultimi riconosce il valore culturale, educativo e sociale dei rifugi, stabilendo che la ASL è chiamata a prenderlo in considerazione nel valutare la possibilità di applicare deroghe all’obbligo di abbattimento preventivo, al fine di evitare conseguenze sproporzionate o indesiderate. Chiediamo che questo principio giurisprudenziale venga riconosciuto in modo chiaro anche dalla normativa nazionale ed esteso ad altri ambiti dell’attività di questi luoghi.

IL NOSTRO IMPEGNO

COSA ABBIAMO FATTO

Ad agosto 2022, insieme al Rifugio Miletta, abbiamo avviato un progetto di ricerca diretto a verificare le possibilità di introduzione all’interno del nostro ordinamento giuridico di un riconoscimento esplicito dei rifugi per animali non DPA. Abbiamo ottenuto un incontro al Ministero della Salute per illustrare le nostre richieste, e successivamente abbiamo formulato delle osservazioni scritte. 

Con il decreto del 7 marzo 2023, il Ministero della Salute ha introdotto la definizione di”rifugi permanenti”, ma non è stato in grado di recepire integramente le nostre richieste. Abbiamo chiesto spiegazioni e ci è stato riferito di rivolgerci alle singole Regioni, alle quali spetta la competenza di attuare le norme del decreto.

Nel settembre 2023, abbiamo seguito da vicino la vicenda Cuori Liberi, anche raccogliendo le adesioni di numerose associazioni a una lettera che sosteneva la ricerca di soluzioni di mediazione per impedire la soppressione degli animali.

I PROSSIMI PASSI

Con la collaborazione di Rifugio Miletta abbiamo realizzato un report (di prossima pubblicazione) a cura di Silvia Zanini, ricercatrice post doc presso l’Università Autonoma di Barcellona ed esperta di diritto e benessere animale, che analizza la situazione legislativa attuale, italiana ed europea, e descrive ciò di cui si dovrà occupare una disciplina completa dei rifugi per animali non DPA. Si tratta di proposte concrete e subito attuabili, per tutelare realmente gli animali dei santuari.

In seguito, ci impegneremo per portare queste richieste al Ministero e per affrontare con urgenza la tematica anche a livello regionale, iniziando dalle regioni con più rifugi.

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