Peste suina africana al rifugio Cuori liberi: regolamentare questi luoghi per evitare gli abbattimenti

Il limbo legislativo in cui sostano oggi, di fatto, i rifugi non permette di mettere in sicurezza gli animali ospitati, di espletare le finalità di questi luoghi e di garantire la sicurezza sanitaria.
Muso di un maiale
Pexels/Pixabay

Animal Law Italia esprime la propria vicinanza, solidarietà e pieno sostegno al rifugio per animali non destinati alla produzione alimentare Cuori Liberi di Zinasco, frazione Sairano (PV), nel quale a inizio mese era stato individuato un focolaio di peste suina africana (PSA) che ha già provocato, fino ad ora, il decesso di 18 maiali sui 38 ospitati in precedenza presso la struttura.

Gli animali sopravvissuti sono adesso minacciati da una ordinanza di abbattimento esecutiva, dopo che l’istanza di sospensiva presentata dai legali del Progetto Cuori Liberi Odv — con il supporto di LAV, Vitadacani e LNDC-Animal Protection — è stata rigettata dal TAR Lombardia giovedì 7 settembre (decisione confermata dal Consiglio di Stato due giorni dopo).

In questi ultimi giorni stiamo assicurando anche una nostra presenza costante in loco, per monitorare la situazione, fornendo supporto legale e ogni aiuto necessario ai volontari dei rifugi accorsi sul posto da tutta Italia.

Cosa è la PSA?

Avevamo già sentito parlare di PSA mesi fa, per quanto riguarda la vicenda della Sfattoria degli ultimi di Roma. Ma di che tipo di malattia stiamo parlando? La peste suina africana (PSA) è una grave malattia virale altamente contagiosa che colpisce i suini e i cinghiali. Tra i sintomi ci sono febbre, debolezza, perdita di appetito, emorragie interne o emorragie evidenti su orecchie e fianchi. La mortalità è elevata, non esiste un vaccino e il protocollo per il controllo della malattia si è basato sulla quarantena, l’abbattimento degli animali infetti e l’implementazione di rigorose misure di biosicurezza per prevenirne la diffusione. A causa dell’elevata contagiosità, la PSA può, infatti, causare gravi perdite economiche all’industria suinicola.

Una storia che si ripete

Come accennato, questa è una storia che si ripete: ci riferiamo alla Sfattoria degli ultimi, un rifugio per suini nell’estremo nord di Roma destinatario, nell’agosto 2022, di un’ordinanza della ASL che disponeva l’abbattimento di tutti gli ospiti, dopo che nella zona erano stati scoperti dei focolai di PSA in cinghiali selvatici. In quel caso, il TAR aveva concesso la sospensiva, accettando la tesi del rifugio e delle associazioni che avevano supportato il ricorso, secondo cui l’abbattimento avrebbe prodotto un danno definitivo, sproporzionato rispetto all’interesse pubblico che l’amministrazione intendeva proteggere. Gli animali erano stati infine salvati dopo una lunga battaglia legale, che aveva portato a una sentenza che faceva riferimento al nuovo ultimo comma dell’articolo 9 della Costituzione — introdotto lo scorso anno — che menziona la tutela degli animali e costituisce un precedente fondamentale. Un aiuto importante era arrivato dalla mobilitazione, senza precedenti, di migliaia di cittadini, che avevano presidiato per settimane il rifugio.

Un precedente pericoloso

Nel commentare il decreto del Ministero della Salute del 7 marzo 2023, che ha istituito il riconoscimento giuridico dei rifugi per animali non destinati alla produzione alimentare, avevamo esposto le nostre perplessità sulla disciplina introdotta dal decreto stesso: nonostante si tratti di un indubbio passo in avanti, il testo non recepisce integralmente le richieste dei rifugi. Salta particolarmente all’occhio il fatto che, in caso di emergenze sanitarie, i rifugi non vengano esentati dall’applicazione delle stesse regole previste per gli allevamenti, come purtroppo conferma la vicenda in corso in questi giorni a Sairano.

Per questo, nei prossimi mesi continueremo a lavorare affinché vi sia un pieno riconoscimento giuridico per i rifugi per animali, che completi la disciplina introdotta dal decreto ministeriale del 7 marzo, colmando tutte le lacune ancora esistenti: un risultato al quale ha lavorato a lungo la Rete dei Santuari di animali liberi, che intendiamo sostenere con il nostro impegno.

Se desideri avere maggiori informazioni riguardo ciò che sta accadendo presso il rifugio Cuori liberi o vuoi partecipare al presidio puoi unirti al gruppo Telegram cliccando su questo link.

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