Save cruelty free cosmetics: la risposta della Commissione europea non incontra pienamente la volontà dei cittadini europei

È stato avviato un piano per eliminare gradualmente i test sugli animali per i prodotti chimici in tutta Europa, ma rimarrà la possibilità di sperimentazione per ingredienti legati ad altri settori e utilizzati anche nei cosmetici.
NiDerLander/iStock
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L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) Save Cruelty Free Cosmetics – Commit to a Europe without animal testing è giunta alla sua fase finale il 25 luglio scorso, con la risposta della Commissione europea che non è apparsa soddisfacente.
L’ICE chiedeva di proteggere e rafforzare il divieto di sperimentazione animale per i cosmetici, trasformare la normativa UE sui prodotti chimici e di modernizzare la scienza nell’Unione europea, impegnandosi a eliminare gradualmente tutti i test sugli animali prima della fine dell’attuale legislatura.

La risposta della Commissione europea all’iniziativa dei cittadini europei

Come riportato nel comunicato ufficiale, la Commissione ha accolto con favore l’ICE e ha riconosciuto che il benessere degli animali rimane una forte preoccupazione per i cittadini europei. Ha, inoltre, sottolineato il ruolo guida dell’Unione europea nell’eliminazione graduale dell’uso degli animali nella sperimentazione e nel miglioramento del loro benessere. La Commissione ha anche dichiarato che avvierà una nuova tabella di marcia con una serie di azioni legislative e non per ridurre ulteriormente la sperimentazione animale, con l’obiettivo di passare a un sistema senza animali nell’ambito della legislazione sulle sostanze chimiche e continuare a sostenere i metodi alternativi (attualmente complementari) alla sperimentazione animale.
Noi di ALI, tra i sostenitori dell’ICE Save Cruelty Free Cosmetics, siamo solo in parte soddisfatti della risposta ricevuta: il piano per eliminare definitivamente i test sugli animali per i prodotti chimici e le proposte a lungo termine per ridurre ed eliminare gradualmente l’uso degli animali nella ricerca sono ottimi risultati. C’è, però, un aspetto piuttosto complesso dei regolamenti legati alla sicurezza delle sostanze chimiche che preoccupa le organizzazioni che si occupano della tutela degli animali e che la Commissione sembra aver ignorato.

Come funziona il divieto di test sugli animali per i cosmetici in Europa

In Europa i test sugli animali per la produzione di cosmetici sono vietati. Per essere più precisi, dal 2004 è vietata la sperimentazione animale di prodotti finiti, divieto che si è esteso nel 2009 ai singoli ingredienti ma che prevedeva alcune eccezioni per controlli legati alla sicurezza dei prodotti cosmetici per i quali non esistevano, ai tempi, alternative cruelty-free. Ciò aveva portato a una proroga per l’uso di questi ingredienti fino al 2013, anno in cui è entrato in vigore anche il divieto assoluto di vendere o importare prodotti e ingredienti cosmetici testati sugli animali. Quindi perché è stata lanciata l’iniziativa dei cittadini europei Save cruelty free cosmetics? Esistono alcune eccezioni ai suddetti divieti. Sono ancora svolti i test sugli animali per le sostanze chimiche con cui vengono a contatto operatrici e operatori dell’industria o che possono essere rilasciati nell’ambiente. Questi test sono richiesti dal REACH (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche), il regolamento dell’Unione europea «adottato per migliorare la protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente dai rischi delle sostanze chimiche». Un altro esempio sono le sostanze che non sono utilizzate unicamente nella preparazione dei cosmetici — potrebbero far parte di formulazioni alimentari o farmacologiche — e per le quali, su richiesta delle singole commissioni, può essere ammessa la sperimentazione animale (sempre in mancanza di un valido metodo alternativo)1Per approfondire l’argomento consigliamo il testo di Beatrice Mautino, laureata in Biotecnologie industriali, divulgatrice e giornalista scientifica, Il trucco c’è e si vede. Inganni e bugie sui cosmetici. E i consigli per difendersi (Chiarelettere, 2018).

Le preoccupazioni delle associazioni che proteggono gli animali

Reineke Hameleers, la CEO di Eurogroup for Animals, commenta così il responso della Commissione europea: «Siamo lieti di vedere un impegno verso una prima tabella di marcia per eliminare gradualmente i test sugli animali e azioni proposte che diano priorità alla transizione verso una scienza che non utilizza animali per la sperimentazione. Tuttavia, la risposta della Commissione non è in grado di apportare modifiche significative per gli animali nei laboratori. Nonostante le voci tenaci dei cittadini dell’UE, gli animali continueranno a essere utilizzati per i test sui cosmetici e manca un impegno per un piano generale che elimini completamente l’uso degli animali nella scienza.
C’è un’opportunità scientifica, etica ed economica per cambiare il panorama al fine di consentire una ricerca innovativa, più umana e rilevante che protegga meglio gli esseri umani, gli animali e l’ambiente. Per rispettare pienamente il processo democratico, abbiamo bisogno di azioni più ambiziose».

Paola Sobbrio, responsabile ricerca proteine alternative e sperimentazione animale di ALI, aggiunge: «Nel mondo della ricerca, la tossicologia — cioè la branca della scienza che studia le sostanze che possono comportare effetti dannosi sull’uomo, l’ambiente e gli altri esseri viventi — è quella che ha compiuto più passi avanti proprio grazie alla ricerca che non prevede l’utilizzo di animali.
Il professor Thomas Hartung, docente alla John Hopkins University, tossicologo e farmacologo di fama mondiale, ricorda che utilizzare gli animali nella ricerca scientifica non è scientificamente corretto ‘perché un topo non è un uomo di 70 kg’ e perché oggi a nostra disposizione ci sono l’intelligenza artificiale, gli organoidi, gli organi riprodotti sui chip, la coltura cellulare in 3D e tantissimi altri sistemi che l’innovazione tecnologica sta rapidamente creando.
Continuare a utilizzare gli animali nella ricerca scientifica è pertanto un modo per rimanere ancorati a un’idea di scienza obsoleta con il rischio, oltretutto, di rallentare il progresso scientifico, creando così un danno non quantificabile anche agli ultimi destinatari della ricerca condotta su animali: gli esseri umani».

Note

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    Per approfondire l’argomento consigliamo il testo di Beatrice Mautino, laureata in Biotecnologie industriali, divulgatrice e giornalista scientifica, Il trucco c’è e si vede. Inganni e bugie sui cosmetici. E i consigli per difendersi (Chiarelettere, 2018)

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