Chi decide cosa mangiamo? L’industria alimentare influenza le nostre scelte

Un nuovo report della coalizione Put Change on the Menu esplora ciò che di fatto condiziona le diete di tutti noi.
Pixabay/Alexa
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È stato pubblicato oggi il report The illusion of choice – Why someone already decided what you will eat for lunch (L’illusione della scelta – Perché qualcuno ha già deciso cosa mangerai a pranzo) realizzato dalla coalizione Put Change on the Menu, di cui fanno parte Eurogroup for Animals, la European Public Health Alliance e la European Consumer Organisation.

Gli ambienti alimentari e chi li plasma

Cosa sono gli ambienti alimentari? Come descritto nel report Nutrition and food systems del High Level Panel of Experts on Food Security and Nutrition (Panel di alto livello degli esperti in sicurezza alimentare e nutrizione) delle Nazioni Unite, gli ambienti alimentari sono il «contesto fisico, economico, politico e socio-culturale in cui i consumatori interagiscono con il sistema alimentare per prendere le loro decisioni sull’acquisto, la preparazione e il consumo di cibo».
Gli ambienti alimentari, quindi, condizionano le scelte che le persone devono affrontare in termini di cibo e possono essere ridisegnati dal marketing e dalla pubblicità del settore alimentare, dalle offerte promozionali, dalla disponibilità e dal prezzo degli alimenti e persino dalla disposizione di quest’ultimi nei negozi e supermercati.
Purtroppo, spesso gli ambienti alimentari spingono in gran parte i consumatori verso cibi non sani e neanche sostenibili, i quali sono presentati come le opzioni maggiormente disponibili, pubblicizzate e spesso anche più economiche.

Il report della coalizione Put Change on the Menu

Il nuovo report The illusion of choice – Why someone already decided what you will eat for lunch, pubblicato oggi, evidenzia come l’acquisto, la preparazione e il consumo di cibo siano in gran parte il risultato di decisioni in qualche modo imposte dal settore alimentare, piuttosto che delle scelte dei consumatori. Con questo documento desideriamo invitare i decisori politici a rendere più facili per i consumatori europei regimi alimentari salutari, con un maggiore apporto vegetale e con meno prodotti di origine animale, che però siano migliori, anche e soprattutto sul profilo del benessere animale.
Questo report coincide con il rilascio di una nuova review da parte di SAPEA (Science Advice for Policy by European Academies), un consorzio di scienziati indipendenti che fornisce consulenza alla Commissione europea, la quale conferma le considerevoli influenze a cui sono sottoposte le scelte alimentari dei consumatori.

Essere consapevoli delle proprie scelte alimentari

Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals, commenta: «I cittadini europei vogliono mangiare cibo che garantisca il benessere degli animali. Tuttavia, spesso non sono gli alimenti che garantiscono il benessere animale o quelli di origine vegetale ad attirare l’attenzione sui cartelloni pubblicitari o sugli scaffali dei supermercati, ma prodotti di origine animale industriali non sostenibili. Questo deve cambiare. I decisori politici dell’UE devono agire per consentire ai consumatori di passare a prodotti a base vegetale e che garantiscano un maggiore benessere per gli animali».

Le scelte alimentari non sono mai neutrali: il consumatore “vota” con il carrello della spesa e ha il potere di imporre un cambiamento a favore della sostenibilità e del benessere animale. Ma ha bisogno anche di essere guidato: è una responsabilità che ricade in primo luogo sul decisore pubblico, che nei prossimi anni sarà chiamato a prendere direzioni concrete per compensare i fallimenti di mercato (ad esempio con misure fiscali che favoriscano gli alimenti più sostenibili e penalizzino quelli con più esternalità negative) ma anche sulle aziende del settore alimentare. Queste ultime hanno, infatti, un notevole potere nell’indirizzare il consumatore, al quale deve corrispondere una precisa responsabilità sociale. Questo significa che anche gli attori privati devono impegnarsi per rendere più accessibili gli alimenti salutari e sostenibili e impegnarsi, tra le altre azioni da compiere, a eliminare le “trappole psicologiche” che spingono le persone verso cibi non salutari e non sostenibili, oltre che non in linea con il progressivo miglioramento del benessere animale.

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