Divieto di abbattimento dei pulcini maschi: un decreto imperfetto

Il decreto attuativo emanato vieta l’abbattimento dei pulcini tramite triturazione entro il 31 dicembre 2026, ma non tiene debitamente conto delle raccomandazioni fornite dalle organizzazioni per la protezione degli animali.
Pulcini
KH Tan/Pexels
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Il decreto attuativo che attendevamo entro settembre è stato emanato dal Governo Meloni e vieta l’abbattimento selettivo dei pulcini maschi — e, in caso di deroga, ne vieta la soppressione tramite triturazione — entro il 31 dicembre 2026. Purtroppo, però, non ha considerato le raccomandazioni fornite dalle organizzazioni per la protezione degli animali.

Un nuovo capitolo per i pulcini maschi in Italia

I pulcini maschi sono considerati uno scarto dalla filiera alimentare, proprio perché non producono uova e sono anche non adatti a essere cresciuti come polli da carne (broiler). Per questi motivi ogni anno decine di milioni di loro vengono abbattuti tramite pratiche dolorose e crudeli.

Attraverso il decreto attuativo per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento CE n. 1099/2009 “Sulla protezione degli animali durante l’abbattimento”, il Governo ha ora deciso di adottare alcune misure che limitino la sofferenza di milioni di pulcini maschi, ma ha anche stabilito alcune deroghe che riducono l’impatto di questa misura. Il testo del decreto proposto dal Ministero della Salute stabilisce, innanzitutto, il divieto generale di abbattimento selettivo dei pulcini maschi e in ogni caso «il divieto totale dell’abbattimento per macerazione», ovvero tramite triturazione. Il decreto ammette, tuttavia, delle deroghe al divieto in oggetto a causa delle quali questi animali continueranno a morire.

Le deroghe

Il decreto ammette delle ampie deroghe al divieto di abbattimento selettivo in caso di errori di sessaggio, blocco o malfunzionamento delle macchine di ovosessaggio, per necessità di depopolamento, per necessità di salute pubblica e in caso di abbattimento dei pulcini per fini scientifici. Per quanto riguarda i pulcini maschi nati, il documento stabilisce la possibilità che siano affidati alle associazioni che dispongano dei requisiti necessari, ma anche l’alternativa di destinarli all’alimentazione animale. Riteniamo questa una pecca dell’attuale formulazione, che chiediamo di rivedere durante l’esame parlamentare: sarebbe preferibile, infatti, che le associazioni vengano consultate obbligatoriamente e che la seconda possibilità diventi soltanto residuale.

Per garantire che il divieto di abbattimento stabilito dal Governo sia efficace, il decreto prevede poi l’implementazione e la promozione delle tecnologie di ovosessaggio, in grado di rilevare il sesso dell’embrione e di evitarne l’uccisione mediante macerazione. D’altra parte, è previsto che l’ovosessaggio possa avvenire fino al 14° giorno di incubazione dell’uovo, il doppio rispetto a quanto indicato dalle organizzazioni per la protezione degli animali sulla base delle ricerche più autorevoli e condivise dalla comunità scientifica, che indicano 14 giorni come un periodo di tempo eccessivo per il riconoscimento del sesso del pulcino, che potrebbe quindi provare dolore.

La posizione delle organizzazioni per la tutela degli animali sul decreto attuativo che vieta l’abbattimento dei pulcini maschi

Animal Law Italia, insieme a Animal Equality, CIWF Italia, Essere Animali e LAV, dichiara: «La legge votata dal Parlamento nel 2022 ha segnato un cambiamento storico per i diritti degli animali in Italia e ora siamo il terzo paese in Europa a dotarci di questa decisione pionieristica. Tuttavia, con l’attuale decreto attuativo, l’impegno del Governo a sostegno degli animali non è sufficiente. Il benessere di questi animali non può infatti essere garantito completamente se non adottando tecniche adeguate ai pareri scientifici più autorevoli: ovvero abbassando i giorni di vita dell’embrione concessi per l’ovosessaggio e limitando le deroghe previste per l’abbattimento in casi di emergenza. In mancanza di questi interventi, i pulcini continueranno a soffrire e a morire per mano dell’industria delle uova in maniera del tutto legale. Confidiamo quindi che nel corso dei lavori parlamentari il testo del decreto venga rivisto e migliorato».

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