Fur Free Europe: più di 1,5 milioni di firme validate per la Commissione europea

Sono 1.502.319 le firme validate e presentate ufficialmente per chiedere all'UE di vietare una volta per tutte l'allevamento di animali da pelliccia e l'immissione sul mercato di prodotti in pelliccia.
Allevamenti di cincillà in Romania
HSI/Romanian Chinchilla Farm Investigation
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Fur Free Europe è l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) lanciata nel maggio 2022 per chiedere alla Commissione europea di vietare l’allevamento di animali da pelliccia in Europa e l’immissione sul mercato di prodotti in pelliccia. L’ICE ha riscosso un clamoroso successo: è stata chiusa in anticipo rispetto alla scadenza stabilita con 1.701.892 firme raccolte in meno di 10 mesi. In questi mesi gli Stati membri hanno verificato la validità delle adesioni e oggi possiamo finalmente confermare che Fur Free Europe ha superato il milione di firme necessario — le firme valide sono 1.502.319 — e arriverà a pieno diritto nelle mani della Commissione europea.

Verso un’Europa senza pellicce

Come accennato, le firme raccolte sono state inviate alle autorità dei diversi Stati membri dell’Unione europea, che si sono dedicate al processo di verifica della loro validità e hanno rilasciato un certificato ufficiale. In Italia ad occuparsene è stato il Ministero dell’Interno che ha convalidato 83.164 firme, il 97,7% di quelle presentate.
Se la presentazione ufficiale dell’ICE soddisferà tutti i requisiti legali richiesti, entro un mese i funzionari dell’Unione europea incontreranno i delegati che l’hanno presentata, entro 3 mesi l’iniziativa verrà illustrata durante un’audizione pubblica al Parlamento europeo ed entro 6 mesi la Commissione emetterà una risposta formale e motivata, spiegando se e quali azioni intenda adottare per mettere fine alla produzione e commercializzazione di pellicce in Europa.
Nel nostro Paese vige già il divieto, ma ci sono diversi Stati in cui allevamento e commercializzazione sono ancora ammessi. È necessario quindi vietare anche la vendita in tutto il territorio europeo, non solo la produzione interna, per salvare le vite di milioni di animali sacrificati per pura vanità.

Fur Free Europe: un’ICE di successo

Si tratta della decima iniziativa dei cittadini europei di successo da quando è stato ideato questo strumento e 7 ICE su 10 sono state destinate a questioni relative agli animali. Fur Free Europe rappresenta l’ICE con il maggiore riscontro per il benessere degli animali e la terza in assoluto.

«Il travolgente sostegno del pubblico a questa iniziativa ha chiarito una cosa: la pelliccia deve diventare un ricordo del passato. Siamo così orgogliosi di aver compiuto un ulteriore passo verso la fine di questa pratica crudele e inutile e ora chiediamo alla Commissione europea di utilizzare la nuova legislazione sul benessere degli animali per realizzare il desiderio di 1,5 milioni di cittadini europei», ha commentato Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for animals.

Il futuro degli animali da pelliccia nella revisione della legislazione europea sul benessere

Entro la fine del 2023 la Commissione europea avanzerà la proposta di revisione della legislazione sul benessere animale, per poterla aggiornare seguendo le più recenti conoscenze scientifiche. I numeri raggiunti da Fur Free Europe dovrebbero spingere i decisori a trovare spazio nella revisione per il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce e di commercializzazione dei prodotti in pelliccia in Europa.

«Da status symbol le pellicce sono diventate in pochi anni un simbolo evidente dell’ingiustizia dello sfruttamento degli animali per fini voluttuari, tanto da essere abbandonate dalla gran parte dei marchi di alta moda. Questa parabola segue a una presa di coscienza etica e dimostra chiaramente come il cambiamento della società sia non solo possibile ma inevitabile. — ha commentato Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia — Adesso ci aspettiamo che la Commissione europea sappia cogliere pienamente questo appello dei cittadini, presentando una proposta in linea con le richieste etiche di progresso avanzate dalla società».

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