Maiali abbattuti al rifugio Cuori Liberi: Animal Law Italia e altre associazioni chiedono un tavolo di confronto e accusano l’uso eccessivo della forza pubblica

Inviata una nuova lettera alle istituzioni per evidenziare le criticità emerse nella gestione della vicenda.
Maiale nero
D. Apolinarski/Pixabay
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È trascorsa quasi una settimana dall’abbattimento dei 10 maiali ospitati nel rifugio “Progetto Cuori liberi” di Zinasco, nel pavese, in cui a inizio settembre era stato individuato un focolaio di peste suina africana (PSA). Nonostante il TAR Lombardia avesse fissato udienza il 5 ottobre per esprimersi sul ricorso contro l’uccisione dei suini e la richiesta di apertura di un tavolo di confronto da parte di Animal Law Italia e di 11 altre associazioni, attraverso una lettera inviata alle istituzioni, le autorità hanno proceduto all’esecuzione del protocollo previsto per l’epidemia di PSA.

ALI, insieme ad Animal Equality Italia, CiWF Italia, ENPA, Essere Animali, Humane Society International/Europe, LAC – Lega Abolizione Caccia, Last Chance for Animals, LAV – Lega Anti Vivisezione, LEAL, LEIDAA, LNDC Animal Protection e OIPA Italia, chiede con una nuova lettera l’istituzione di un tavolo di confronto urgente che porti alla stesura di un protocollo realizzato dalle autorità preposte, in collaborazione con le associazioni, per la gestione di epidemie all’interno dei rifugi permanenti.

La lettera inviata alle istituzioni prima dell’abbattimento

Nella lettera inviata alle istituzioni il 19 settembre scorso, il giorno prima dell’abbattimento dei suini, avevamo evidenziato la specificità del luogo nel quale questi animali vivevano, ossia un “rifugio permanente” ai sensi del D.M. 7 marzo 2023: una struttura che ospita animali salvati dall’industria alimentare e che mai sarebbero stati reimmessi in quella filiera. Inoltre avevamo ipotizzato la possibilità di osservare questi maiali, individui positivi al virus ma senza sintomi, circostanza che avrebbe potuto consentire di effettuare eventuali studi e approfondimenti sulla peste suina africana per ricercare, eventualmente, un protocollo di cura.
Nella nuova comunicazione inviata alle autorità, dichiariamo che «Gli animali del rifugio sono invece stati uccisi in esecuzione dell’ordinanza dell’ATS di Pavia (prot. n. 49671/23) senza tenere in minimo conto che si trattava a tutti gli effetti — stante anche il dettato del summenzionato decreto ministeriale, che ha normato i “rifugi permanenti” — di animali di affezione, come tali non più solo dei semplici suini ma dei membri della famiglia del rifugio».

La denuncia dell’uso della forza da parte della Polizia

Quanto all’uso della forza pubblica che ha fatto irruzione nel santuario, le associazioni affermano che l’accesso dell’ATS (Agenzia per la Tutela della Salute) alla struttura è stato reso possibile dall’intervento della forza pubblica attraverso un imponente dispiegamento di agenti antisommossa che hanno divelto i cancelli, trascinato via i manifestanti pacifici accorsi sul posto per protestare contro la decisione di sopprimere i maiali e hanno fatto ricorso a manganelli e spintoni, configurando un uso eccessivo della forza.

In attesa di una risposta delle autorità

Animal Law Italia e le altre 12 associazioni sottolineano anche come l’ATS non abbia rispettato gli accordi presi con i gestori del rifugio e la veterinaria di fiducia della struttura, avendo garantito a quest’ultima di essere avvisata preventivamente dell’intervento, affinché potesse prendere parte alle operazioni, mentre così non è stato.
Le organizzazioni attendono ora dalle autorità destinatarie della lettera una risposta e la disponibilità a collaborare per far sì che un episodio come quello avvenuto il 20 settembre scorso presso il rifugio “Progetto Cuori liberi” non debba mai più ripetersi.

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